venerdì 30 dicembre 2011

Cosi è adesso che mi pare

gli chiese di darle la mano
lui le aveva donato la sua mano
troppe volte
perche lei vi spegnesse i mozziconi di distanza
ed ora senza più senso del tatto
non volle donarle
le sue cicatrici
gli chiese di baciarla
lui le aveva donato le sue labbra
per una eterna esistenza
perchè lei le mordesse di rabbia
e non desiserava più
la convalescenza per il suo veleno
gli chiese di amarla
lui preferì
continuare a non esistere
questa volta con consapevolezza
che donare a lei olio
ciò che era divenuto acqua
Mi piacerebbe
poterti dire
che sono felice come lo sarai tu
e che non appartengo
al mondo artificiale
che mi sono costruito
per non sentire
il profumo della vita
tra quello di plastica
ma non è nelle mie corde
suonare una melodia accordata su uno strumento che non lo è
tu però
cerca la felicità
quella vera
grande inquieta
testarda
quella che
chiaro ti faccia vedere vostro figlio
e la passione nel concepirlo
che non sia schiaffo di metronomo
che ti costringa a voltarti indietro
o che ti spinga troppo avanti
cercala
non accontentarti
pensa alla conclusione
prima che all'inizio
non ti accontentare
non cedere
alle dimensioni fluide
di miele
che hanno data di scadenza senza compassione
dai il meglio di te
e cerca il meglio di lui
e per lui

giovedì 29 dicembre 2011

ti posso offrire

Posso solo
offrirti la mia povera storia
le mie parole
la mia curiosità
e le mie nostalgie
e chiederti di raccoglierle
in una cornice o una tasca chiusa
perchè tu possa correre senza pericolo che io mi perda
potrai rovistare
nella mia confusione
perchè so che
non cercherai di ordinare
ciò ha gia il suo giusto ordine
tu dimmi
se le mie mani
sono troppo pesanti sulle tue spalle
e se il mio suono
e distorto
perchè
amica mia
sei venuta a cercarmi
deviando sulla mia strada forse più lunga
ed ora non posso
separarti dai miei passi

Futuri fiori

mi accorgo
d'essere più
di ciò che m'imagino d'essere
dal colore degli sguardi
dal calore delle cuori che tocco
ma mi mostro timido
a questa sicurezza
alla strada dietro le spine
e le spine mi chiamano
mi dicono "saremo presto fiori"
mi dicono "non potremo più farti sanguinare"
legato per la vita
con un elastico robusto e corto
non è facile muoversi da quel muro
se non per un sussulto di vita
per un singhiozzo liberatorio
e abbandonerei tutto per quei futuri fiori
destati dalla mia stessa linfa temporanea
ma so che nessuno e niente
adempie completamente alle sue promosse
e non so quali di queste potranno mai essere mantenute
sono innamorato
dell'insieme dei miei presenti e dei miei passati
degli occhi e delle parole
ancora non del tutto svelate

martedì 27 dicembre 2011

Trovarla o ricordarla

ti sciogli
nell'idea di strette di cuore
utili e reali finalmente
guardi il suo viso
sul display
del telefono come fosse
la tua immagine allo specchio
con la stessa consapevolezza forse falsa
di quando aspetti la certa sera
la distanza si fa inesistente e insopportabilmente enorme
ma la storia
ha gia bagnato le tue guance
e tu speri che questa non si ripeta
sei pronto alla sfida con la tua anima scaffale
e col peso specifico di lei che si poggerà
o spezzerà le assi
non hai scelta perche non è nelle tue opzioni
le uniche scelte
sono trovarla o ricordarla

domenica 25 dicembre 2011

il cartello sull'uscio

Non ho più la forza
di tentare di sfondare la cortina
ascolterò ciò che mi dice
il cartello
"attenzione:per voi ma non per me
per me ma non per voi"
Starò lontano
dal caustico odore
che ha catturato la mia storia
in un abbraccio quasi consenziente
Non spiegerò niente
neanche le vele a baciare gli scogli
non è più l'ora
non più il giorno
mi hanno salutato
mi hanno detto addio
e sono andati lontano
da qualsiasi dovere
la scuola di pensieri pericolosi
è finita
e non riaprirà
Il postumo ricordo
di incomprensibili passati
non trova ascolto
e il pubblico scappa al crollare
delle false verità di questo teatro
poi ruba parte delle sue macerie
scordandosi la strada
per quel luogo
Non ho la voglia
e l'intenzione
di redimermi da queste mie parole
e lascerò il cartello appeso a quell'uscioil

Straccio

Sento il mio cuore
come un'isola di straccio
sulla carreggiata
le sue coste
frastagliate e sfilacciate
non poggiano su acque
ma sull'asfalto
ho utilizzato il suo giorno
forse inventandolo dal principio
quale straccio
non facendogli mai conoscere il sarto
ma conoscendolo quale grande artista dei tessuti
Le auto
distribuiscono le sue fibre
alla ghiaia della strada
senza considerazione del suo essere
stato comunque
parte di qualcosa
e cancellando i suoi quadri colorati
da tovaglia della domenica
Vorrei scriverne un bel necrologio
in poesia
ma lui non vuole arrendersi al non esistere
alla voce inevitabile
mi spacca lo sterno
e lo infiamma di passioni nuove
e di macerie vive
fino a quando?

domenica 18 dicembre 2011

a M.

L'avvenimento
declina verso l'emozione
mai declinante
mai distorto
e l'udito inizia a essere frizzante
con punte di dolore
chi l'avrebbe mai detto
che l'inconsueto
potesse vestirsi da emozionante normalità?
Come posso descrivere
le parole che spesso ho sognato
quando diventano fiato profumato e caldo
sul cuore?
MI sembra solito
e totalmente nuovo
questo nostro materializzarci all'improvviso
nelle parole
eppure non cosi solito
da poterne fare a meno
come le cose che è possibile scordare
come quando si parla del più o del meno
Non si è obbligati a esserci
ma io voglio esserci
e forse il mio esserci un po' inadeguato
ti servirà per lo meno ad avere
un piccolo soldatino di legno
da guardare prima di addormentarti

Addio

Non ho più la forza
di tentare di sfondare la cortina
ascolterò ciò che mi dice
il cartello
"attenzione:per voi ma non per me
per me ma non per voi"
Starò lontano
dal caustico odore
che ha catturato la mia storia
in un abbraccio quasi consenziente
Non spiegerò niente
neanche le vele a baciare gli scogli
non è più l'ora
non più il giorno
mi hanno salutato
mi hanno detto addio
e sono andati lontano
da qualsiasi dovere
la scuola di pensieri pericolosi
è finita
e non riaprirà
Il postumo ricordo
di incomprensibili passati
non trova ascolto
e il pubblico scappa al crollare
delle false verità di questo teatro
poi ruba parte delle sue macerie
scordandosi la strada
per quel luogo
Non ho la voglia
e l'intenzione
di redimermi da queste mie parole
e lascerò il cartello appeso a quell'uscio

sabato 17 dicembre 2011

La tua sola carta

Fammi ridere
questa è la tua sola carta
l'unica che tu abbia mai avuto?
Questo è lo scellerato gioco
in cui ti vuoi impegnare
giustiziando altri pensieri?
é veramente povera la ricchezza che hai
ed è ricco il tuo armadio
ma non di vestiti caldi
piuttosto di un disordine che li nasconde
e che ad intervalli cade a schiacciarti
rileggi i tuoi giorni
e non bloccare i miei
non mettere il fiore nel forno
perchè morirà se non per lui
per te

Futuro

Sento alle volte
di non riuscire a sentire il futuro
poichè la sua voce parziale
è per me solo sibilo
e si avvicina a testa bassa
con mani rovinate dal tentare
di pulire il dipinto macchiato
da uno stupido monello
il dolore è talmente fitto
come pioggia di sbarre
da farmi sentire ogni volta
sopravvissuto al dovere di vivere
al dolore di esistere
sembra impossibile
non poter più recuperare
le monete nella fontana
non poter desiderare nient'altro che niente
desiderare di tornare a cosa ho conosciuto e no
a casa

allontanarmi

Vorrei trovare

un luogo dove raccoglire abbastanza passi

da allontanarmi

dai miei passi

ma non troppo dal confine

del mio paese di tristi felicità

e di pane e ciliegie

vorrei raccogliere

abbastanza trasparenti essenze

da non dover più annusare

il grigio fumo

che fa lacrimare lo sterno

e abbastanza intraprendenza

da riuscire a alzarmi

in una vita che sia mia

senza che la mano del ventriloquo

intervenga ad ogni mio battito

coosi da trovare quell'abbastanza

che sarebbe molto simile al tutto

martedì 13 dicembre 2011

Sento
una punta d'iceberg
l'inizio della fine
di una diga guarnita
da milioni di piogge
che non paghe
di caminare sulla distesa
incitano alla rivolta dell'ariete
Si spezzano le dolcezze
e la giusta distanza si fa
l'unica possibile vicinanza
e si apre uno scatto prepotente
ma in fondo malinconico
per il limitante sconcerto
che impietrito ha sbarrato la strada
ai languori d'esistenza
la mia stagione
le mie gambe
il mio palato
si scrollano dallle formiche
fino alla loro rivincita

lunedì 12 dicembre 2011

La tua nascita è ormai avvenuta
ed io non posso ignorare
di averti donato
un po' del mio sangue
e che tu abbia segnato il mio dolore
come con ematoma benigno
segnalibro rosso
in un minuscolo libro
amica mia
che improvvisamente
fai nascere l'idea della tua assenza
come sguardo nel buio
quando lo sguardo già
non arriva oltre il lucido di una fermo passato
nascondi almeno il mio viso
tra le tue mani
e mettici dentro ciò che più ci assomiglia
perchè io abbia vicina
almeno l'ombra del tuo pensarmi

domenica 11 dicembre 2011

Istinti

Nasciamo
separati dalle nascite degli animali
essendo più animali di loro
in celle asettiche
che non ci proteggono dai germi della nostra follia
il nostro veleno è sconosciuto
persino a noi stessi
anche ai cobra
e un branco di elefanti
pesa immensamente meno
del nostro passo
affiliamo le nostre zanne
in modo che possano penetrare persino il centro della terra
noi esseri senza istinto
e pieni di folli istinti

http://www.alessandroriccardo.it/

sabato 10 dicembre 2011

Balla con me

Balla con me
anche se non so un passo
della tua immensa danza
mi perdonerai
non abbassare lo sguardo
mentre forse inciampiamo
ma a tempo
con questa tempesta
che di gocce di seta
suona il suo giusto rumore
balliamo senza che nessuno possa vederci
il pubblico è in fila
nel nostro cuore
e partecipa solleticando le pareti dell'anima
balla con me
senza pensare alla mia pelle imperfetta
e alla mia sordità gravitazionale
balla anche solo per un'ora
etrna come questa breve esistenza

Unione

é come rinascere
disturbare l'attenzione del mondo
perchè il mondo
è tutto li
unirsi in rovesci d' estasi
e pianto dolce
Nascondere ogni cosa
e tirar fuori il tutto di voi
fasciarlo con filamenti d'oro
perchè non si perda
Il discorso ad una voce in stereofonia
la vostra voce
e quattro orme in una stessa scia
Unirvi è una rinascita
rinascere il vostro sogno reale.

giovedì 8 dicembre 2011

Andrea(terza e ultima parte)

Mentre ancora parlava Andrea chiuse gli occhi a non voler far fuggire gli artificiali ricordi che stava costruendo.
Saro ricominciò a parlare:
"Sai?... per me è stato l'nizio di una nuova vita! O forse di una vita"
"Esagerato!"rispose lei quasi ridendo.
"é vero non te lo direi se non lo fosse" in quel momento lui era serio, sembrava che in quelle parole ci fosse la sua intera esistenza e pareva non volerla sprecare.
"Scusami, non volevo!" Disse lei sinceramente pentita, e rossa in viso, su quel viso nel quale le lievi lentigini erano quasi sparite nel tramonto di quel rossore.
Lui sorrise dolcemente probablmente a dire :"Non fa niente" e lei sembrò quasi di vedere quel sorriso pulito, quasi infantile.
"Da allora abbiamo condiviso quasi ogni avvenimento, anche piccolo vero?" chiese lui, lei rimase insilenzio, non servivano molte parole ed entrambi lo capivano.
Andrea sorrise, le sembrò fosse passata una vita da quando l'aveva fatto l'ultima volta.
Sembrò naturale ad entrambi dirsi :"ti voglio bene" persino a lei che non conosceva quel ragazzo ma che adesso amava davvero come il suo migliore amico.
Andrea finalmente sentiva l'odore dell'erba, vedeva il colore del suo motorino scassato e quasi lo ringrazio di aver resistito fino quel prato.
"Hei!Ci sei ancora?"Chiese lui con il vago sentore di stare disturbando pensieri importanti.
"Ci sono, ci sono, non sono mai stata qui più di cosi!"
"Allora per la nostra settimana in Irlanda? Sei con me vero?"e sembrava aver dimenticato tutto quello che si erano detti come sembra succedere quando si passa da a cose futili "più importanti" o viceversa ma questa non era stata una cosa futile.
"Certo disse lei, ciao, ti voglio bene"
"A questa sera allora, anche io te ne voglio"
chiusero entrambi la comunicazione con un po' di difficolta, sembrava che le dita non volessero fare il loro dovere.

Saro incontrò la stessa sera la "vera Andrea" quella con la quale aveva creduto di parlare per tutto quel tempo; la abbracciò molto più calorosamente del solito come se volesse spremerle l'anima e beverne il succo, le sorrise e lui non le parlò più o per meglio dire mai, di quella telefonata.

Lei tornò nella sua piccola casa felice, e non solo perchè il motorino non l'aveva lasciata a piedi.
Era stranamente euforica perchè sapeva che in fondo in quella strana telefonata c'era stata molta molta verità nonostante l'evidente bugia dei fatti.
Nei giorni successivi ridipinse casa di colori pastello, comprò nuovi ninnoli e piccoli mobili da aggiungere, forse per metterci le cose nuove che provava.
Non sentì più Saro che non seppe mai di aver parlato con la persona sbagliata ma al quale in fondo quella telefonata aveva fatto molto bene, forse anche all'altra Andrea.
Ora il grigio si era schiarito e anche il suo motorino sembrava meno scassato, proprio come la sua vita.
FINE

Andrea (seconda parte)

"Ascolta Saro"quasi sussurrò Andrea
"mi piacerebbe che mi raccontassi come ci siamo conosciuti"
"adesso al telefono?!" rispose lui.
"Si proprio ora, Hai fretta? Ti va?"
senza neppure soffermarsi sulle ultime domande di Andrea Saro cominciò a raccontare, si sentiva nella sua voce un entusiasmo quasi passato ma del tutto presente, quasi come avesse preso al volo una macchina del tempo ad una fermata di bus e adesso fosse proprio li nel posto giusto e al momento giusto.
"Era inverno, ricordi la gita organizzata da Fabio?Quella con tutta quella gente? Quella in montagna?"
"mm..Si certo che la ricordo, la ricordo benissimo" mai bugia fu tanto desiderata.
"in pullman ero circondato da almeno "mille" persone, all'inizio mi colpì il fatto che stessi vicino ad un'altra ragazza non molto popolare ne molto espansiva"
"questo ti colpì di me? Davvero? E perchè?"
"Perchè mi fece pensare che non eri una persona comune, una di quelle che si vedono nel 90% dei casi in giro per il mondo"
"E hai capito questo di me da questo semplice fatto?"
"Si, allora decisi di scoprire chi si nascondeva dietro quella apparente distinzione"
"Che bello che ti ricordi cosi bene avvenimenti tanto lontani!"Disse Andrea con voce delicata, quasi di seta.
"Lontani? é successo solo 2 anni fa"
"Mm... é vero!! Scusa sono un po' svanita oggi" Disse mentre il suo viso diventava del colore del suo motorino.
"Ricordi quanto parlammo quel giorno mentre gli altri sciavano?" Ricordò Saro
"Si è stato bellissimo trovarti in quel giorno che pensavo sarebbe stata noiosa"ormai Andrea era praticamente la ragazza con la quale Saro credeva di parlare.

mercoledì 7 dicembre 2011

Andrea

Era distante Andrea, a volte anche dai suoi più cari amici, non per egoismo, neanche per distrazione o scarsa socialità. Lei era semplicemente diversa dalle altre e non ne era pentita perchè sapeva che in fondo essere soli a volte vuol dire avere quel qualcosa di speciale al quale gli altri non arrivano.
Aveva due bellissimi occhi verdi nascosti, o volendo esaltati, da un paio d'occhiali blu elettrico modesti, della giusta dimensione, che incastonati sul suo viso ne sembravano essere parte da sempre.
Un giorno in uno dei suoi frequenti momenti di solitudine decise di prendere il suo motorino mezzo scassato e fare quanta più strada poteva, forse nel vano tentativo di allontanarsi anche dai suoi pensieri grigi che non la lasciavano mai quasi fossero parte di una malattia congenita.
Il serbatoio era pieno, e il motorino sembrava abbastanza in salute da poterlaportare fuori città ma non troppo oltre, comunque a lei non interessava.
Chiuse distrattamente la porta di come se non dovesse più ritornarci, quasi come il capitolo di un libro che aspetta che lo si continui.
Accese il motorino con qualche difficoltà e rumore di troppo e senza aspettare troppo, come se qualcuno la stesse chiamando per un emergenza, si diresse verso la campagna, pregando di arrivare alla sua meta sconosciuta.
La sua non era una grande città fortunatamente, assomigliava più ad un paesone con pochi palazzi e tantissima gente; poi lei abitava nella periferia come la sua vita era nella periferia dell'esistenza da un po'.
Si fermò vicino ad un prato, il sole primaverile sembrava attutire i colpi in testa dell'anima;sentiva il profumo dell'erba e sembro sedersi proprio dove quel profumo pareva più acuto.
Per qualche minuto rentò inmobile con le gambe piegate, accovacciate sul grembo e con le braccia che fungevano da fascia.
"Mamma il cellulare, ma non si può stare tranquilli un attimo!" esclamo sentendo la buffa suoneria regalatagli da una sua amica.
"Pronto"disse lei
"ciao"la voce dall'altra parte
"Chi sei"
"Come chi sono? Andrea sono Saro"
"Saro? Ma Saro chi?"
"senti non scherzare, allora ci vediamo questa sera"
"Ma ti assicuro che....."subito venne interrotta ma in modo gentile, quasi sorridente.
"Ti spiego il programma, allora cena in un piccolo ristorante fuori città, poi a casa a prepararci."
"prepararci? Ma per cosa?"Oramai era quasi completamente coinvolta in questa surreale telefonata
"Ma dai dobbiamo prendere il volo per Dublino! Andiamo al concerto del tuo gruppo preferito, si quello che a me non convince particolarmente ma al quale non vorrei mai mancare solo per il fatto che tu sei con me e che ti rende felice"
A quel punto decise di stare al gioco e si stese sul prato ad ascoltare il programma che Saro snocciolava quasi senza fiato.
"Il nostro alberghetto è proprio li vicino, ho prenotato due camere, è un bad & breakfast"
"Bello!" Disse andrea entusiasta sempre più nella partre, quasi come una di quelle attrici americane viste tante volte nelle commedie romantiche che a lei piacevano tanto.
Adesso un dilemma si parava davanti ad Andrea, una domanda tanto imbarazzante quanto indispensabile decise di andare per "Esclusione":
"senti amore!"
"Amore!! E da quando hai deciso di chiamare amore il tuo migliore amico?"
Che figura! penso'
"mm.. scusa saro ma quanto tempo dovremmo stare in Irlanda?"
"Certo che oggi sei strana! avevamo deciso una settimana"
Prima parte

Demetra

Demetra si specchiava nell'acqua del catino, quasi a voler avere conferma della sua identità dal rumore dell'acqua.
Assonnata si stropicciava quegli occhi grandi come il respiro del suo animo poi, con fare abitudinario lavava via la notte dal suo viso.
Abitava da sola in una casetta sperduta come altre nel mezzo di un bosco, era una casa colorata, un pò trascurata in realtà ma accogliente con quel profumo di legno e di esistenza vissuta.
Da anni non lasciava quel suo nido sicuro se non per raccogliere erbe nel bosco e per parlare con qualche raro vicino, dal tronde perchè scappare dall'unico luogo nel quale riesci a trovare il tuo universo?
Era una persona serena e non conosceva l'ansia che si respirava nella grande città.
Creava essenze, non il tipo di profumo venduto nelle boutique, erano essenze personalizzate nessuna era uguale ad un'altra.
Nel passaparola qualcuno decideva di provare i suoi profumi allora si infilava nel bosco fino a trovare la casa di Demetra.
lei accoglieva l'ospite con un grande sorriso, lo faceva accomodare e con domande ben poste lo faceva parlare.
Scavava fino a scoprirne ricordi dimenticati che , di solito non stavano nelle parole che l'ospite esprimeva ma in quelle che non uscivano dalla sua bocca ne dal suo pensiero, proprio quei ricordi dimenticati erano causa di tristezza, una tristezza che cercava cose perdute. Dopo qualche tempo l'ospite se ne andava e lei iniziava subito a lavorare; usciva per raccogliere erbe e fiori che usava poi, mescolare sapientemente fino a formare un profumo unico ogni volta.
dopo circa una settimana i cliente tornava a ritirare quello che aveva chiesto, l'essenza di quei ricordi dimenticati,
Si perchè era proprio quello il compito di quelle essenze, far ritrovare pezzi di esistenza ; Demetra riusciva sempre nel suo intento, creare ricordi non artificiali ma reali con un profumo.
Una cosa non era mai riuscita ad ottenere, l'essenza dei suoi ricordi, forse per paura non riusciva ad essere del tutto sincera con se stessa.
Un giorno però bussò alla sua porta una signora anziana ma molto giovanile, aveva un grande sorriso e due occhi grandi.
Demetra la fece accomodare, parlarono a lungo.
Per la prima volta Demetra si sentì in difficoltà poichè sembrava che quella donna avesse il suo ricordo completamente intatto e si sentì mancante a sua volta di qualcosa che non sapeva gli mancasse.
Ad un tratto la signora chinò la testa verso la sua borsetta, ne tirò fuori una boccetta e la consegnò a Demetra e gli chiese di aprirla.
Demetra era stranamente agitata ed eccitata a quell'invito; Aprì la boccetta ed un profumo famigliare sembrò svegliare una parte della sua mente e nuovo vigore riempì l'aria che respirava.
Demetra guardò sbalordita la donna e con lei i suoi ricordi, così ritrovo oltra alla sua memoria sua madre.

martedì 6 dicembre 2011

Rebecca

Non sei che sogno di carta
che ho incontrato
in strade di silenzi profumati
di quella Londra che mai ho conosciuto
tu, vicino a quel sognatore
che rovesciva le sue idee falsamente balzane
su di te
tu che sei stata prima fra tutti
ad assaggiare la dolce nudità di un idea
e a sentire il pennello
sulle tue carni
e sui fogli il tuo dna
mi piacerebbe
non fossi solo illusione
adesso che ho visto il tuo fisico imperfetto
e il tuo straordinario viso
ma prima il tuo senso
il rumore dei tuoi giorni
poi finalmente la melodia
leggere il tuo ritratto
e che tu me lo porgessi con dolcezza
insieme ad una carezza sul viso

Notturno in novembre

é un jazz caldo
questo scandire di momenti
in un novembre annoiato
io esco un momento
dal mondo per fumarmi un pò di vita
benedetta malattia
benedetto vizio
Solo con le mie parole
che mi scaldano le mani
quel leggero novembre dentro
non si scioglie
ma questa sera è di compagnia
e guarda mentre scrivo
del freddo che è fuori
incollato al buio
Profumo di vaniglia
si attorciglia come pianta rampicante
sulla poesia
sciogliendone le parole incastrate
e facendole gocciolare sul foglio
è un Jazz caldo
dentro una tazza arancio
questo notturno in novembre

Correnti

é inutile andar contro corrente
quando è il fiume ad esser sbagliato
meglio cambiare fiume
cosi la lotta sarà per lo meno stimolante
e ci sono momenti
in cui
non ci si sente neanche
di bagnarsi
e correnti tanto inesistesti quanto faticose
in realtà per natura
non tento più
di agganciarle
per cambiar loro direzione
anche se a darmi sollievo sarebbero preposte
mentre uncinano e fanno sanguinare
e non c'è adagio da quella parte
ne allegro con brio
solo acqua scura e spinosa
che non cambierà la sua direzione

Prostrato

Cosa mi prende?
Qualcuno sta affondando
le sue dita nel cotone infuocato
della mia malinconia
e mi ossessiona
l'idea dello spettacolo teatrale
e del pessimo attore
che sono voluto diventare
di non aver saputo riconoscere
il gusto dall'odore
e mi mancano gli anni
tagliati di netto
dall'immensa stupida falsa consapevolezza
della loro falsa utilità
così come erano
Sono prostrato al tempo padrone e vigliacco
prostrato davanti a te che non mi vedi
rinchiusa in un'altra dimensione
vorrei che le tue dita
bucassero gli occhi dell'anima
per non desiderare più
essere come un palloncino
o una bolla del mare
per scoppiare e lasciare il mio afflato a qualcuno
che lo usi meglio di come ho fatto

cortili

Da quanto
non vedo alberi
dall'odore disordinato e libero
e non assaggio solari ciliegie
non curandomi del nocciolo!
E le mani di mio nonno
che non ha resistito all'arrendersi della mia destra
lui non può più essere
ciò che io ero
e che ogni giorno mi distraeva dal futuro incerto
Quel cortile
ha cambiato colore
non profuma più di giochi
e di cene troppo brevi
di urla leggere e di me(di noi)
Il dono di mia madre
in una casa scalcinata e nostra
fatta di mattoni leggeri e irremovibili
il parlare di mio padre
quell'italopiemontese
che innato si mischiava con l'acquerello estivo
e mia sorella
profumo d'erba tagliata
di lacrime misteriose quando la vidi indifesa intrusa
in casa mia
e che troppo presto
ha iniziato a respirare affannosamente il mio stesso cemento
e a volte mi donava i suoi polmoni
piccoli e coriacei
tutto è passato senza alcuna vergogna nell'andarsene
scrivendo nebbia nell'aria
e pioggia sul chiaro cemento di quei cortili

Respiro

Un grande grande respiro fresco
ricordo e memoria da creare
onda di tsunami
che rompe gli argini
prende tutto e da altrettanto
e non esiste niente
che alimenti il dubbio
a domarne l'ostinazione
non dorme ma è tra due guanciali candidi
rovina ma senza rovinare l'impasto
di un sentire unito e amalgamato
come di una sola anima

Assaggiarti

Tutti vogliono assaggiarti
rimanere distratti per sempre
dalla storia che deve essere
fai quasi paura
come una verità che si deve dire
paura di essere troppo reali per questa realtà
nonostante la direzione sbagliata
ci convinciamo della sua giustezza
assaggiarti avrebbe poi
un sapore cosi naturale?
O ci parleresti con voce da sigaretta rauca e dura
stimolando i nostri freddi sudori?
Scambiare nord con sud o viceversa
dando un assegno in bianco
non è da tutti non è da me
e desiderei tanto lo fosse

Danza e senso

Movenza
di battito comune
d'acqua di cascata
che sembri scivolare senza fatica
sull'aria e su me
Come con turbine
trascini il mio senso dove è il mio sguardo
e dove le tue dita lo trascinano
profumo di muschio
dolore d'impossibile
Veleno benigno di serpe
prega che io mi chini sulle tue gambe
per diventarne occhi e pelle
Il tatto vorrebbe partecipare alla danza
unendosi all'umido sentito piacere
fino a non sentire più di esistere
senza quella movenza

lunedì 5 dicembre 2011

Notte

la notte ha svuotato la grande città
ordinati pali
han preso il posto delle stelle
cammino come dovessi cercare l'inizio della notte
solo con il rumore dei miei passi
e dell'anima che suona
la musica delle luci
dalle quali il mio sguardo pende
il freddo è pungente
specialmente adesso
che da solo raggiungo
il mio uguale destino
mentre vorrei restare immerso
in questo buio a pois
in mezzo ai pensieri

ancora cristallo

Graziose
in fondo serene
sfumature
di occhiali
di gocce
ancora cristallo
distolte dalla completa solitudine
dell'esistenza che si rovescia nel vuoto
nutrono il mio futuro
di semplice e labile caffeina
ma cangiante dai gusti mutevoli
a seconda di quanta luce
riesce a passare dalle tende del giorno
io ringrazio
il suo spero incancellabile stupore
e la sua presenza leggera
anche solo in un solo scambio di parole
Difficile
crogiuolarsi nei pensieri
quando senti che il crogiuolo è

incandescente
la musica è la china
che riempie il suo serbatoio
che si svuoterà
senza avermi portato
dovunque volessi andare
ma lascerà  la macchia
di altri pensieri
che trascinerà fino a domani

Spegnere

Oggi sarebbe un buon giorno
per spegnere le luci e le ombre
penso sarebbe riposante per l'anima
andare nel cimitero degli elefanti
e non sentire più il frastuono
persino della sua parte sinistra
dormire vicino ai tormentati spiriti dormienti
invece di starne al capezzale
cercando di carpirne le ultime idee
lasciare le mie parole
camminare nelle aie amiche e nemiche
senza dover sperare più
che i passanti lancino loro cibo di comprensione.